In risposta all'amico Danti sull'impugnazione della delibera per la ripartizione delle spese di servizio

Apprendo dalla stampa, ma ormai ci sono abituato, che il Sindaco Danti assessore dell'Unione, ha dato il via all'impugnazione di una delibera di Giunta con cui si approvavano i criteri di ripartizione delle spese relative ai servizi che l'Unione svolge per conto dei Comuni.

Beh la mia prima riflessione è che... in un momento come questo, in cui siamo chiamati a gestire territori vasti, in una logica che travalica gli interessi e i confini dei singoli comuni, alimentare una coflittualità di queste proporzioni ci espone al rischio di trasformare l'Unione in qualcosa di molto diverso dallo strumento di gestione snello e funzionale da tutti auspicato. Non sono un fautore entusiasta delle Unioni ma sono convinto che possano funzionare. La condizione è che ci si creda e che ci si creda fino in fondo. Purtroppo mi pare che non sia il nostro caso. Almeno fino a qui.

Detto questo, e fermo restando che da domani sarò di nuovo al lavoro per ritrovare la concordia, un qualche elemento di precisazione sulla vicenda vorrei fornirlo anch'io. Eh sì, perché è troppo facile estrapolare un concetto scarno da un contesto complesso, per lasciar credere agli altri quello che si intende lasciar credere loro.

Si sappia che il tema della ripartizione delle spese che i comuni si dividono per la gestione dei servizi attraverso l'unione è sempre stato molto dibattuto. Non è un caso che per alcuni servizi la Giunta precedente non fosse arrivata ad una quadratura e quella attuale aveva faticosamente raggiunto un accordo solo nel mese di novembre. La "quadratura" aveva imposto l'introduzione di coefficienti che andavano a pesare in modo più fine i criteri secchi previsti dallo statuto, ovverosia popolazione, territorio e spesa corrente. Il derogare da tali criteri era imposto dall'idea, poco solidaristica ma molto radicata nei sindaci, che nessuno dovesse spendere una lira in più rispetto al passato. E dunque con la santa pazienza dei ragionieri, modulando su incidenza reale del servizio, spesa storica e quant'altro, il quadro si era magicamente composto. Oltretutto l'applacazione dei criteri statutari andava a penalizzare fortemente il Comune di Cutigliano. Aspetto politicamente non banale se posso permettermi.

Ma c'è una storia nella storia che la dice lunga sul presunto danno economico patito dal Comune di Abetone. Rappresentare il quadro nella sua completezza sarebbe complicato e stringo il focus sul servizio di Polizia Municipale. Si sappia che la spesa storica del comune di Abetone per questo servizio ammontava a circa 130.000 euro all'anno. Bene. L'applicazione dei criteri statutari fissava a 81.000 euro annui l'esborso per lo stesso servizio a carico di Abetone. Questo in barba agli altri comuni che si ripartivano il surplus. Sta di fatto che pur non avendo nessun comune dato l'assenso a questa ipotesi e in vista dell'individuazione di criteri più equi, che sono poi confluiti nella delibera incriminata, il comune di Abetone, a suo esclusivo vantaggio, ha iscritto a bilancio la somma di cui sopra. Il tavolo dei ragionieri aveva trovato la quadratura su una ipotesi decisamente più equa che comunque poneva a carico del Danti 92.000 euro al posto degli storici 130.000. Ma ormai la logica de "la botte piena e la moglie ubriaca era partita" e Abetone, nonostante ogni richiamo al buon senso, ha tenuto il punto fino in fondo.

Cosa fare adesso? Ovviamente dovremo confrontarci in Giunta ma la mia idea "a caldo" è che in presenza di un assessore che solleva un profilo di potenziale illegittimità di un atto la giunta annulla l'atto in autotutela. Così si evitano spese legali per alimentare litigi che usando il buon senso possono essere diversamente composti. In questa logica si riapplicherebbero in automatico i criteri statutari secchi e il problema si sposterebbe sul Comune di Cutigliano. Con la differenza che Cutigliano non potrebbe impugnare l'atto perché perfettamente rispondente ai criteri fissati nello statuto.

Rattrista dirlo ma questa vicenda  accende anche una ulteriore riflessione: ma che matrimonio è quello fra Abetone e Cutigliano se il Danti, alla prima occasione, fa lo sgambetto al suo dirimpettaio. Mah ...