Ai caduti del primo conflitto mondiale

La guerra del 15-18 è stato il primo dramma universale nella storia dell'umanità. Le tensioni europee accumulatesi nella seconda metà dell'ottocento trovarono un detonatore ideale nell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'impero austro - ungarico. Ma al di là del casus belli quello che più interessa sono i risvolti sociali e l'afflato patriottico che scaturirono dal conflitto. Dopo secoli di dominazioni straniere, serpeggiava nelle masse una straordinaria ansia di rivalsa, una voglia di libertà, di democrazia e di unità pronte a rinascere dalle ceneri dello spirito risorgimentale.

Fu questo spirito che alimentò le masse nel sostenere il peso di un conflitto che, nella realtà, fu mosso più da motivi di natura economico finanziaria che da contrappesi di natura ideale. E non c'è dubbio che nell'immaginario collettivo "lo straniero" da allontanare divenne l'icona della sopraffazione cui il popolo italiano rimase soggetto per anni e anni.

La cacciata del nemico costò, tuttavia, sacrifici immensi in termini di vite umane e il primo conflitto mondiale, al di là della sua natura di guerra di trincea, che la condusse a localizzarsi in aree geografiche tutto sommato ristrette, produsse effetti socio economici rilevanti. Le periferie la vissero, infatti, nell'allontanamento dei capifamiglia, nella privazione delle braccia familiari e nella fame che ne conseguì.

Questo tributo di sofferenza non risparmiò nessun lembo d'Italia e anche il Comune di Piteglio, nelle sue dimensioni contenute, pagò a caro prezzo la propria battaglia per la libertà. Novantuno: questo il numero dei caduti della nostra comunità. Uomini cui rendere onore, persone che sacrificarono se stesse per riaffermare il concetto di una Italia unica e unita.

Grazie ad Antonio Orsucci per questo prezioso lavoro di documentazione.

 

 

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