Via Panisperna

Roma. Il cuore dell'impero. E oggi, per puro caso, dovendo andare da dov'ero a dove dovevo andare, mi sono ritrovato in via Panisperna. La strada del celeberrimo Istituto di Fisica. Le strade, si sa, sono un po' come i pensieri. Connettono, diramano, biforcano, incrociano. Ma soprattutto, rendono labili i confini e sfumano le diversità.

Un salto indietro di ottant'anni ed eccoli lì: Enrico Fermi, Bruno Pontecorvo, Ettore Majorana, Emilio Segré. Un distillato di intelligenze troppo esplosive per rimanere costrette entro i confini imposti dal regime. Il fascismo li ridusse al nulla a colpi di leggi raziali, guerre dichiarate e combattute. Così, mentre le strade si chiudevano, Potecorvo raggiunse prima Parigi poi Mosca. Segré intraprese la via dell'insegnamento. Fermi ritirò il nobel lo stesso giorno in cui le leggi razziali furono promulgate e in terra straniera rimase fino alla caduta del regime. Majorana sparì senza lasciare traccia e non se ne seppe più nulla.

 

Già ... ma il regime, in quella chiusura stolta, nell'ansia di erigere muri piuttosto che ponti, finì per soccombere sotto la cappa che si era tirata addosso. Perché le strade connettono. E per le vie di quelle connessioni la via di Panisperna si ritrovò al centro del mondo. Sbarcò in America e proprio lì, in America, coacervato di razze, tradizioni e contraddizioni, incrociò la scuola di Gottinga, culla del pensiero matematico, smantellata dal delirio nazista. Al crecevia di questi pensieri: il Progetto Manhattan, la nascita della Ricerca Operativa, la decodifica di Enigma. In una parola ... le colonne del pensiero scientifico che consegnarono la vittoria agli alleati.

Che le sfide si vincano aprendo le strade? Che muri e barricate abbiano solo l'effetto di chiudere il peggio in una sorta di cloaca maxima ribollente veleno? Chissà. Certo è che da le strade portano lontano. Frantumano confini e inanellano pensieri. Più dimostrato di così...