Sanità in Montagna. Un po' di riflessioni.

A San Marcello non si effettua alcuna stabilizzazione ma ci si limita, quando possibile, ad una prima valutazione del paziente che deve essere inviato al Pronto Soccorso "vero" più vicino. Vale a dire quello di Pistoia. E' del tutto evidente che la sopravvivenza della chirurgia è un "espediente", uno strumento per garantire sostenibilità economico finanziaria al servizio di Pronto Soccorso che non potrebbe "alimentarsi" delle sole prestazioni di emergenza. E allora? Assumiamo come principio che il montanaro più distante dal centro di erogazione dei servizi di emergenza urgenza abbia le stesse garanzie di sopravvivenza di un abitante di Pistoia? O in termini prudenziali, e in attesa delle "evidenze oggettive", conveniamo che un punto di accesso intermedio al sistema dell'emergenza urgenza è opportuno. Secondo me la seconda. E allora il tema diventa: come si garantisce la sostenibilità di un Pronto Soccorso "vero" in assenza della chirurgia? Ripristinando la chirurgia direbbe il Generale De La Palisse. Lapalissiano! Ma per non essere scontati, e soprattutto per non sostenere battaglie di retroguardia, credo che la soluzione vera stia nella riappropriazione del Progetto.

Mi spiego meglio. In un momento di gravi ristrettezze finanziarie e di fronte all'obbligo di operare una razionalizzazione in grado di sfruttare al meglio le risorse, si è giustamente messo in campo un modello di rete. Concentrare le risorse per trasformare ogni nodo del sistema in un punto iperspecialistico in grado di erogare "eccellenza" è una scelta giusta. Eppure ... laddove il modello di rete espone il fianco a una debolezza, è necessario operare i necessari correttivi. Sulla Montagna si è razionalizzato, si è tolto, si è destrutturato. Ora serve il Progetto. Rivisitare l'identità di un ospedale di periferia nella logica di farne un'eccellenza per mantenervi all'interno quanto serve alla tenuta di un pronto soccorso. Forse si dovrebbe operare una analisi dei bisogni dei cittadini della Montagna e leggerli in termini di integrazione con quelli di chi abita in altre zone della "rete". Attorno a questi bisogni immaginare un sistema di servizio di eccellenza, rivolto a tutti gli utenti del sistema, che preveda un uso sistematico e continuativo delle figure professionali che sono necessarie al mantenimento del Pronto Soccorso. Beh, studiandoci un po' credo che si possa fare senza dispendio di risorse. Anzi. Nella logica di un uso più razionale delle stesse.