Il Progetto di Territorio. Cos'è e a cosa serve.

I problemi della nostra Montagna sono innumerevoli, spesso comuni a quelli di tanti altri territori della montagna italiana ed europea. Tasso di spopolamento elevato, innalzamento dell'età media dei residenti, desertificazione dei sistemi di servizio, progressivo impoverimento del tessuto economico e produttivo. Eppure non vi dubbio che la Montagna sia un luogo ricco di risorse che potrebbero essere messe a sistema e sfruttate per creare economia e sviluppo. Per farlo occorrono politiche chiare, fortemente coordinate e in grado di determinare convinte sinergie fra i diversi attori del territorio. Dopodiché, è altrettanto evidente che azioni mirate, imperniate su una fiscalità di vantaggio, potrebbero favorire il ripopolamento delle zone montane. E tuttavia non siamo in uno scenario di questo tipo. Non sono in atto politiche fiscali di tipo capillare, né di livello regionale né nazionale. Gli enti locali sono sempre più fragili. Fragili nella dotazione organica, fragili nelle finanze, fragili nella progettualità.

Unico spiraglio, in un quadro di forti criticità, la "Strategia delle Aree Interne". Si tratta di uno strumento progettuale altamente strutturato e di livello nazionale che "prevede, nel prossimo decennio, interventi destinati a ripristinare le condizioni di cittadinanza e [a promuovere] il recupero demografico delle zone collinari e montane periferiche. Per la sua attuazione sono stati stanziati complessivamente 680 milioni di euro, tra risorse nazionali (180 milioni nelle leggi di Stabilità 2014 e 2015) e regionali (500 milioni, una quota dei quali derivata dai fondi europei). L'area montana pistoiese è inserita nella strategia. Al netto della capacità di penetrazione degli strumenti che saranno messi in campo nei prossimi anni, probabilmente ancora insufficienti se messi a confronto con l'articolazione e la complessità dei problemi da risolvere, è importante promuovere, sui singoli territori, una strategia di condivisione che renda chiari e fortemente condivisi una serie di obiettivi di lungo periodo, tesi a rivitalizzare il tessuto connettivo dell'economia montana.

Questo con il duplice obiettivo di mettere a sistema le risorse scarse dei "territori interni", così come di iniziare a declinare una serie di azioni concrete che possano delineare strategie locali coerenti con il quadro nazionale e regionale. All'interno della cornice appena delineata si pone il tema delle risorse comunitarie, Piano di Sviluppo Rurale in testa. La programmazione 2014 - 2020 contiene importanti occasioni di finanziamento e la possibilità di accedervi si lega ad alcune variabili chiave che possono essere sinteticamente riassunte così: (1) Capacità di sviluppo di strategie chiare che siano incardinate in una visione sistemica; (2) Capacità progettuale, di gestione e di rendicontazione dei progetti e dei flussi finanziari; (3) Capacità di costruzione di relazioni collaborative durature fra soggetti diversi di un medesimo territorio (coesione).

Il Progetto di Territorio (PDT) assolve a tutte le finalità appena delineate. Il documento scaturisce da un processo di partecipazione, denominato "Laboratorio Verde", che ha visto coinvolte le forze attive ubicate sul territorio di Piteglio e non solo. Nel corso del confronto, che si è articolato in un lasso di tempo di due mesi circa, amministrazione comunale, associazioni di volontariato di varia natura, operatori economici e associazioni di categoria, si sono confrontati su una visione possibile, orientata alla valorizzazione delle eccellenze e delle attività presenti, e soprattutto sostenibile alla luce delle forze disponibili. Ne è emerso un "collage", un insieme di ingredienti da ricomporre all'interno di un quadro coerente, una serie di azioni da mettere in gioco nel breve e nel lungo periodo, e un modello organizzativo in grado di trasormarlo da progetto in realtà.

Il lavoro di ricomposizione è stato realizzato da DREAM - Italia, società cooperativa agricolo forestale, selezionata dal Comune con procedura pubblica per assistere il processo partecipativo e per tradurlo nel Progetto di Territorio. Con la presentazione del PDT si chiude la prima fase di un percorso, articolato e complesso, il cui primo obiettivo è quello di tenere uniti i soggetti partecipanti al Laboratorio, attorno a una visione condivisa da trasformare in azione avvalendosi degli strumenti organizzativi declinati nel progetto.

Il PDT è una bussola, uno strumento di navigazione contenente le coordinate della rotta, con le tappe, quelle geografiche e quelle temporali che è necessario attraversare per giungere in porto e, non ultimo, il dettaglio degli strumenti in grado di muovere la nave. Il distacco dal porto comincia ora, il viaggio, come ogni viaggio in mare aperto, è pieno di imprevisti e di insidie ma anche gravido di potenziali nuove scoperte. Però stavolta, a differenza di quanto accaduto altrove, abbiamo la nave, la mappa, e i ruoli di coordinamento e controllo ben delineati.

Buon viaggio! A tutti noi.

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