Umanità fragili e bisogno di comunità

In quel vuoto lo spirito gregario si ricostituisce come può. Nella partecipazione ad eventi collettivi, nella tifoseria, a volte manifestamente caotica, provocatoria e confusionaria fino a diventare violenta. Nel possesso e nella rivendicazione delle proprie appartenenze, quelle economiche, sociali o banalmente territoriali. Nella negazione del diverso, a delimitare linee di confine più virtuali che reali. Già, ma ormai il seme dell'individualismo e dell'autodeterminazione è sbocciato e comincia a crescere senza freni. Il bambino, che nelle società arcaiche era concepito come un semplice "bastone per la vecchiaia", diviene il cuore del nuovo modello di società. Si gonfia di contenuti simbolici, diventa il futuro, l'aspettativa, il "contenitore" entro cui coltivare le proprie aspirazioni.

Nel contesto descritto, dove l'individuo non è subalterno a niente e a nessuno, vengono meno i pilastri della dimensione collettiva, si autocorrodono fino a restituire l'immagine distorta di sé. Le organizzazioni divengono autoreferenziate, la politica, spesso, lungi dall'essere progetto si fa punto di arrivo, i comportamenti del singolo si ispirano, altrettanto spesso, al perseguimento dell'interesse individuale, in barba a qualunque rispetto degli altri e il ricongiungimento del tutto all'uno produce una deriva semplificazionista senza precedenti. Le tasse non sono più lo strumento per provvedere in logica collettiva al bisogno di tutti. Le tasse sono un balzello inutile. Le istituzioni, a volte per loro colpa, si rivelano pesanti e la lora pesantezza è percepita come un ostacolo alle libere aspirazioni dell singolo. La collettività, da reale che era, diviene ora virtuale, si sposta sui social, generando di fatto la surroga insufficiente del dialogo e della sintesi. Gli Stati, quali specchio degli individui, si frammentano a loro volta. La minaccia del diverso li chiude entro i loro confini. Si costruiscono muri e steccati.

E' del tutto ovvio che abbiamo bisogno di un punto di equilibrio, di un baricentro in grado di salvaguardare le conquiste di civiltà scaturite dalla riscoperta dei diritti dell'individuo, coniugandole con una visione in grado di preservare il valore della comunità. E d'altronde un punto di equilibrio è necessario. Le grandi sfide della modernità, da quelle economico sociali fino ad arrivarei a quelle ambientali, possono essere affrontate e risolte solo con una forte consapevolezza collettiva.

I punti di mezzo sono difficili da perseguire. E tuttavia trovarli è necessario. Gli studiosi si interrogano. Sui nuovi modelli, sulle modalità di integrazione point to point, sulle forme partito, su sistemi organizzativi di natura olonica piuttosto che gerarchica. Da qualche parte approderemo. I sistemi oscillano fino a raggiungere un equilibrio e un equilibrio ci sarà. Per ora, in questa fase di mezzo che viviamo, sembra di vedere un pulviscolo, un sistema di punti, una nube in movimento in cerca di forma compiuta.