Gestire la ragnatela delle connessioni. Una preziosa opportunità per la PA italiana

Anche la pubblica amministrazione, così come il mondo dell’impresa, si misura da anni con il tema dell’innovazione sia tecnologica che di processo. E’ innegabile che l’affermarsi delle ICT ha determinato modificazioni profonde a tutti i livelli della società moderna. L’avvento di internet, a suggello di un mondo fatto di relazioni sociali e socio economiche sempre più strette, ha imposto un ripensamento delle modalità consolidate con cui, fino a qualche anno fa, tutti, imprese, cittadini e istituzioni, si rapportavano con tutti.

Le imprese scoprono che gli strumenti organizzativi e di pensiero con cui a lungo hanno governato la competizione si rivelano ogni giorno più inadeguati. Una posizione egemone all'interno del mercato, non si consegue più esclusivamente mediante la ricerca dell'efficienza produttiva, ma puntando su strategie che sappiano guardare e interpretare correttamente la mutevolezza dell'ambiente, così come i bisogni di tutti gli interlocutori. Oggi più che mai diventa fondamentale coltivare l'intelligenza e le intelligenze, puntando su un modello di produzione fondato sul merito e orientato all'innovazione e al miglioramento continuo. Per fare questo non sono sufficienti generiche enunciazioni; serve una logica di collaborazione e di interscambio fra imprese, dalla quale trarre alimento in un processo di crescita conoscitiva permanente. Se questo è vero in generale, ancora di più lo è per un paese come l'Italia, la cui ossatura economico - produttiva è rappresentata da un tessuto di piccole e medie imprese molto focalizzate su piccoli segmenti di filiera. Questa struttura produttiva, a volte concepita come insufficiente in una competizione aperta alla dimensione planetaria, può invece trasformarsi in una "potente" opportunità laddove si sappiano valorizzare le singole micro - competenze in una logica di interconnessioni reciproche all'interno delle filiere produttive. La gestione della rete diventa dunque una variabile chiave; l'organizzazione gerarchico - funzionale, rigida e strutturata, cede il passo ad un modello più fluido e maggiormente distribuito fra soggetti diversi. Non che i vecchi paradigmi debbano essere completamente abbandonati, ma vanno certamente rivisti alla luce di una logica più orientata alla collaborazione reciproca. Il ruolo delle ICT, in questo processo di crescita, è assolutamente determinante, ed è paradossale che proprio in Italia, il paese in cui è più diffusa l'organizzazione a rete, siano invece meno presenti le tecnologie di rete. Le ragioni di questa carenza sono molteplici: in primis una sostanziale arretratezza culturale del nostro sistema produttivo, in forte difficoltà nel decifrare gli "imperativi" al cambiamento che vorrebbero azioni concrete più decisamente orientate alla gestione di una economia della conoscenza; in secondo luogo, uno scarso livello di formalizzazione del sapere, che proprio per questo risulta difficilmente incapsulabile nei formalismi tipici di un sistema informativo; a questo si aggiunga il prevalere dei rapporti interpersonali nella conduzione delle logiche di filiera e una industria ICT non sempre propensa a modificare i propri modelli di pensiero a beneficio di una lettura delle cose meno rigidamente ancorata alle soluzioni del passato. "Oggi però è possibile superare il missing link perché l'ICT sta evolvendo verso forme plastiche, in cui la differenziazione e il cambiamento sono la regola, e in cui persone e contesti tornano a dominare il campo con la loro unicità" . Il panorama enunciato delinea una "strada 2.0", a sottolineare con questo termine e quasi provocatoriamente, l'urgenza di una integrazione del pensiero ICT con tecnologie e strumenti capaci di consolidare quel sistema di relazioni che costituisce il valore aggiunto più tangibile del sistema produttivo italiano. Non si vuole con questo rinnegare l'importanza della struttura: tutt'altro. Rimane intatto il contributo che le ICT possono dare in termini di automazione, più o meno spinta, di processi altamente codificati, ma a questo va aggiunto il valore apportato dagli strumenti della comunicazione all'inspessimento dei link inter-organizzativi.

I cittadini, dal canto loro, fanno ormai parte di un  reticolo di relazioni ampie. Pur nelle marginalità determinate dal digital divide, che si esprime in varie forme e a vari livelli, la ragnatela di un sistema di connessioni altamente articolate emerge con chiarezza dalla pura e semplice osservazione di una pluralità di contesti diversi. "C’è un nuovo web (spesso identificato come web 2.0) che attraverso un uso sempre più virtuoso di strumenti tecnologici ormai a disposizione di tutti, garantisce il palinsesto ideale per ideare, progettare e sviluppare con grande creatività, le nuove opportunità offerte dalla rete" . Così nuovi cittadini, immigrati o nativi digitali  che siano, sfruttano il mondo dei social network per abilitare piattaforme collaborative in grado di supportare le loro attività occupazionali quotidiane; attraverso la rete alimentano le più svariate dinamiche relazionali e diffondono opinioni su argomenti diversissimi. Ormai sul web e con il web si comprano prodotti e servizi, si scovano informazioni, si dibatte, ci si confronta e si impara, si gestiscono le campagne elettorali e si muovono le masse in movimenti rivoluzionari irrefrenabili. La rete non è certamente la "panacea di tutti i mali": il web nasconde le sue insidie più o meno striscianti, è uno strumento complesso che va gestito con intelligenza e per certi aspetti con la necessaria moderazione, ma è innegabile la sua connotazione di "nuova dimensione sociale" da utilizzarsi per il potenziale che esprime in termini di crescita del livello della qualità della vita.

Le istituzioni infine, intendendo per istituzioni il corpo complessivo della pubblica amministrazione, costituiscono presumibilmente l'entità che maggiormente può avvantaggiarsi dall'implementazione di sistemi tecnologici orientati al consolidamento delle logiche di rete. Non vi è dubbio alcuno che la società cresce se l'interazione fra i diversi attori del sistema, sopra sinteticamente ricompresi nelle tre categorie di imprese, cittadini e istituzioni, si rivela capace di valorizzare il punto di vista di ognuno nel contesto di una strategia condivisa di cui l'amministrazione pubblica si faccia artefice e garante. Le tecnologie di rete non sostituiscono la pianificazione strategica, che sempre più si pone come una necessità imprescindibile nel quadro delle politiche gestionali con cui le istituzioni approcciano il governo delle comunità. Tuttavia possono dare un contributo decisivo all'incremento di efficacia e di efficienza dei processi di coordinamento fra stakeholders che costituisce il tramite privilegiato per il conseguimento degli obiettivi di piano. La sfida più alta, ma anche più complessa per una pubblica amministrazione, è esattamente questa: riuscire a spingere il sistema socio-economico verso un orizzonte pianificato sfruttando positivamente, in logica progettuale e collaborativa, la "nevralgia" delle connessioni fra amministrazioni diverse, così come fra amministrazioni, cittadini e territorio. La chiave di volta per affrontare le complesse sfide della modernità appare inscindibilmente legata, anche dal punto di vista di chi è responsabile della res publica, alla capacità di "costruire e governare sistemi", in cui raccogliere idee e competenze, per convogliarle verso obiettivi mediati ma comuni. "Sorge [dunque] la necessità di approcciare i temi di rilevanza strategica secondo modelli organizzativi a rete: ciò al fine di poter individuare opportune risoluzioni che non possono che beneficiare di apporti multidisciplinari ottenibili solamente mediante la compartecipazione di diversi attori ad un medesimo processo di costruzione delle coordinate su cui sviluppare il destino di un territorio" . Fatte queste riflessioni appare chiaro che quanto sopra detto a proposito delle imprese sul tema del rapporto con il mondo delle Information end Communication Technology vale, mutatis mutandis, anche per il sistema della pubblica amministrazione. Non serve un modello di pensiero autoritario che voglia calare dall'alto e implementare la propria idea di comunità a scapito di quella degli altri ma serve, all'interno del ruolo di guida che la pubblica amministrazione deve mantenere, la capacità di moltiplicare i punti di elaborazione e le occasioni di contatto fra questi punti, tutti dotati di pari dignità. Da una logica organizzativa tipicamente client - server, dove un nodo "dispensa verità e conoscenze" verso tutti i nodi della rete, si passa ad un modello peer to peer dove l'intelligenza scaturisce invece dalle connessioni, messe a sistema grazie all'efficienza di "sistema nervoso" che si avvale anche degli strumenti messi a disposizione da una comunicazione sempre più pervasiva ed onnipresente. Questo scenario delinea con chiarezza la forma, organizzativa ma anche tecnologica, di una vera democrazia partecipata. "Nella rete non esiste un centro e non esiste una periferia, ogni nodo è centro e periferia rispetto agli altri. In sintesi quindi stare in rete presuppone che si disponga di tutte le caratteristiche tipiche del nodo della rete. Essere cittadino nella società dell’informazione vuol quindi affermare l’esigenza per ogni persona non solo di avere accesso alla rete divenendone un “utente della rete”, (navigarla), ma di poter divenire un “soggetto della rete” (essere parte della rete costituendone un nodo)" .