L'ente ideale e il Comune Unico come occasione di riassetto.

E' con il D.L. 174/2012 "Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali", tuttavia, che le modificazioni in atto si fanno, nelle intenzioni del legislatore, concreta pratica operativa. Il decreto interviene a modificare il TUEL. Tali modifiche sono finalizzate a rendere più efficiente ed efficace la gestione amministrativa e contabile degli enti locali attraverso l'implementazione di sistemi di controllo che per la prima volta vengono calati di legge anche sugli enti territoriali. Nel dettaglio: tutti gli enti locali sono tenuti al controllo di gestione, a quello di regolarità amministrativa e contabile cui si aggiungono, per le realtà con più di  15.000 abitanti, il controllo strategico, quello di qualità e quello sulle società partecipate. Gli obiettivi della norma sono certamente molteplici ma i più significativi possono essere sintetizzati in pochi punti fondamentali: (1) verificare efficacia, efficienza ed economicità dell'azione amministrativa; (2) valutare l'adeguatezza delle scelte compiute in sede di attuazione dei vari strumenti di indirizzo previsti; (3) garantire il controllo costante degli equilibrii economico-finanziari; (4) garantire il controllo della qualità dei servizi erogati, aprendo al contempo un canale continuativo di comunicazione e quasi di co-gestione con i cittadini, siano essi liberi oppure organizzati in forme associative di varia natura.

Con il D. Lgs. 33/2013 "Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicita', trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle PPAA" l'amministrazione si apre completamente all'esterno. Il decreto intende abilitare nuovi meccanismi di partecipazione e collaborazione fra Pubblica Amministrazione e cittadini con la finalità di attivare e sostenere una social accountability a tutto campo.

Le norme brevemente citate, che per altro sono le più significative ma non le uniche prodotte nell'ultimo decennio in materia di riassetto della Pubblica Amministrazione, delineano la fisionomia di un "luogo" della gestione collettiva: Stato, Regione, Provincia o Comune che sia, che da soggetto normativo si trasforma poco a poco in interlocutore amichevole, costantemente aperto al contributo degli amministrati. Di più: l'ente pubblico diviene il luogo della sintesi, il centro di coordinamento di un complesso di sinergie che emanano dal territorio e che vanno portate a sistema. All'interno del perimetro tracciato dalle norme si intravede, dunque, un soggetto pubblico che non solo "concerta" con tutti, ma che traduce le linee strategiche emergenti dalla concertazione, in un sistema di obiettivi stringenti la cui realizzazione diviene precisa responsabilità dell'amministrazione. In sostanza, il tradizionale concetto di Ente Locale si rovescia in un concetto molto diverso da quello comunemente accettato e storicamente radicato. L'idea è che il comune, ad esempio, non è più il livello istituzionale in cui un gruppo di "eletti" normano e dirigono la vita dei cittadini, al contrario: i cittadini concordano con gli eletti un "progetto di convivenza" e chiedono l'impegno del Comune affinché tutti i servizi erogati concorrano al conseguimento del progetto. Si tratta di un patto permanente che impegna l'amministrazione a farsi garante del raggiungimento degli obiettivi concordati. In questo "cammino permanente" non solo l'amministrazione controlla se stessa, ma è controllata costantemente dai cittadini.

Le motivazioni che hanno condotto ad un simile cambiamento sono diverse: (1) il progressivo ispirarsi della PA a pratiche aziendali che hanno come obiettivo l'incremento dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione amministrativa; (2) la necessità di veicolare l'immagine di una amministrazione aperta per contenere i fenomeni di mala gestione; (3) il bisogno di valorizzare al massimo tutte le risorse presenti in ambito territoriale. Fra queste motivazioni, quella di gran lunga più "strutturale" è certamente l'ultima, nella quale si legge la volontà di sopperire ad una endemica carenza di risorse economiche, sia pubbliche che private, con la messa in campo e la massima valorizzazione di ogni energia presente nell'ambito della comunità amministrata. Scrive Luca Mazzara in "Il piano strategico nell'ente locale" [3]: "Il comune degli anni duemila si presenta come un ente a cui si domanda di dedicare tempo e possibilmente adeguate risorse umane e finanziarie per la nascita e lo sviluppo di un sistema istituzionale caratterizzato dalla centralità del proprio ruolo, propulsore quindi di percorsi dinamici di crescita dell'intero network di relazioni che deve coinvolgere gli stakeholder rilevanti in un dato territorio. Sorge pertanto ai giorni nostri la necessità di convogliare le forze locali su una specifica idea: migliorare la competitività economica del territorio, incrementandone il relativo grado di attrattività nei confronti di investitori istituzionali, aziende e flussi turistici".