Volare oltre...

Mario Monicelli, Franco Lucentini e adesso ... Carlo Lizzani. Ancora un regista. Un salto nel vuoto e la vita si ferma. La pellicola si inchioda e si vola oltre. Se oltre c'è. Al di là delle motivazioni che spingono il gesto, "oltre" le seduzioni che alimentano letteratura e poesia, oggi la riflessione è spinta dalle parole del figlio di Lizzani: "Avrebbe scelto l’eutanasia", ha detto al Tg2 dopo essere accorso in Via dei Gracchi a Roma per il riconoscimento del padre, che si è tolto la vita gettandosi dal balcone del suo appartamento al terzo piano. "In un Paese civile ognuno dovrebbe poter scegliere come morire. Mi auguro che in Italia si rompa definitivamente il tabù dell’eutanasia".

E' un tema dove non ci sono verità. Un tema che impone silenzio, rispetto e soprattutto una visione laica delle cose del mondo. Una visione laica la si può avere anche da credenti. Il giurista Francesco Mancuso nel suo scritto "Dolore, dignità, speranza" parla del "diritto a non soffrire come parte costitutiva del diritto alla salute anche per coloro che non si trovano in fase di fine vita". Sullo stesso terreno lo insegue il teologo Vito Mancuso che sostiene la necessità di "alleviare la sofferenza sempre, in ogni caso laddove sia possibile". E' evidente: una lettura come questa spalanca le porte non solo all'eutanasia ma anche al suicidio. Se non si specifica il tipo di sofferenza, ogni sofferenza può giustificare la morte, ogni suicidio diventa eutanasia. In questa cultura profondamente aperta, che permea anche una parte della Chiesa, è più facile riconoscersi cattolici laici, rivendicare la libertà assoluta dell'individuo e la sua capacità di auto determinazione.

La morte di Lizzani e le parole del figlio sono l'occasione per riaffermare, una volta di più, il diritto sacrosanto dell'individuo alla felicità, alla non sofferenza, al distacco dalla vita laddove il soffrire la renda invivibile. Ma al di là di questo ... è d'obbligo una riflessione che vada "oltre". Oltre i diritti, oltre la morale, oltre la religione, nella terra dove vige la coscienza, in quella zona dell'essere che ti domanda se hai fatto quello che dovevi per tuo padre, se sei riuscito nell'intento di farlo sentire utile, partecipe, attivo. Non so se la coscienza di Lizzani gli abbia posto il quesito ma il modo con cui è saltato ai titoli di coda farebbe presupporre di no. Non esprimo giudizi "definitivi" perché in parte capisco che uno debba difendersi: dalla sorpresa, dal dolore, dalla coscienza, dallo strazio di una morte violenta e volontaria. Solo che ... a volte prima di lanciarsi nelle conclusioni bisognerebbe fermarsi a pensare: guardarsi dentro e volare oltre.