L'ultimo miglio

Il 27 novembre 2013 mio padre si è accomiatato dal corpo che conteneva la sua sostanza vitale. Ho scritto queste parole per lui, perché quando accade senti che qualcosa rimane solo a condizione che tu ti faccia testimone dell'amore che provi. Sono poche parole. Poche perché nel dolore è difficile riuscire a metterne insieme di più, poche perché in certi momenti vai alla ricerca della profondità e dell'essenziale. L'essenziale che, come diceva Saint-Exupery in quel capolavoro immenso che è "Il Piccolo Principe", è "invisibile agli occhi" perché "non si vede che col cuore". E con il cuore provi a buttare giù una brevissima storia.  La storia del frammento di strada che si compie abbracciati, ma si potrebbe dire avvinghiati alle persone care, quando si sa che queste si sono avviate verso l'ultimo miglio. Qualcuno dice che si impara più in cinque minuti di dolore che in un anno di felicità, e se questo è vero, magari questa storia ha qualcosa da raccontare anche a quelli che, per caso, si trovassero a passare di qui.

"Quando una persona importante ti lascia, vorresti scriverle la lettera più bella del mondo, riempirla delle parole mai dette, delle intimità rintanate dentro di te, delle carezze mai elargite, dei sogni che lei aveva accarezzato per te e ai quali non sei mai riuscito a dare corpo. Vorresti farlo perché arriva un momento in cui hai la chiara percezione che non c'è più tempo. E quell'illusione di eternità all'ombra della quale nascondiamo le nostre debolezze, d'improvviso si rovescia nel suo contrario: il senso di finitezza ti assale, ti metti a correre alla rinfusa ma quasi non sai cosa rincorri. Anche noi, babbo, non siamo sfuggiti a questa logica spietata. La testa d'improvviso si inonda di sangue, le membra si fanno impotenti e la capacità di parlare si spegne. Una corsa folle in ospedale e ti ritrovi al fianco una persona dimezzata, che non ti parla perché non ha più voce, che non ti abbraccia perché non ha più forza. Ma l'uomo ha la straordinaria capacità di trasformare ogni disastro in risorsa e in quei momenti accade che le membra inerti, e le parole murate vive nel silenzio, scavano, nella parte più profonda del corpo, uno strettissimo cunicolo che alimenta gli occhi di tutti i sentimenti che non possono esprimersi altrove. E attraverso i tuoi occhi, babbo, mi è giunta la più tenera delle carezze, ho sentito un abbraccio vestito del più dolce abbandono.

In mezzo... le conversazioni coi medici che ti raccontano di speranze improbabili. Ma la speranza è un cavallo bizzarro, capace di inerpicarsi fino all'impossibile. E' così che ti aggrappi all'unica parola che lascia intravedere, in diafana trasparenza, una soluzione positiva.

Alla fine, con tanta fatica, prendi coscienza del fatto che strade non ce ne sono e che forse la persona che ti trovi a fianco chiede solo di partire per il suo ultimo viaggio. Capisci, in quel momento, che è come fra due innamorati, che il gesto d'amore più grande non è il tenere stretto a sé chi desidera andare, ma assecondare la sua sete di libertà. Allora affetti il dolore fra i denti, afferri l'ascia, e con tutta la forza che hai la lasci cadere sugli ormeggi, poi osservi le vele che si gonfiano di vento e la nave che si allontana. Cresce il senso di vuoto che hai dentro, e diventa tanto più grande quanto più si fa piccolo il profilo della nave in lontananza. Ti trovi come tramortito sulla spiaggia fino a che l'ultima vela si perde oltre l'orizzonte. Dopo un attimo ti scopri Telemaco in attesa del padre Ulisse e ti metti a osservare il mare con acuta attenzione. Infine aspetti che qualcosa da lì ritorni, perché "qualcosa torna sempre dal mare". Dal mare ritorna il nome che ti porti addosso, l'educazione che hai ricevuto, gli insegnamenti acquisiti,  le passioni ... magari trasfigurate alla luce delle tue originalità ma soprattutto, ritorna la capacità di tenere la schiena dritta sotto il peso e sotto le lusinghe della vita".

L'ultimo capoverso per ringraziarlo e salutarlo, lui che negli ultimi anni era molto regredito fino quasi a ritornare bambino. Mi piace pensare che nelle strampalatezze che andava dicendo ci fosse molta più verità di quella professata e pontificata da noi adulti perché, come tutti i bambini e come il principino di Saint-Exupery, ormai vedeva il mondo solo con il cuore. Grazie di tutto babbo. Ciao Piccolo Principe.