Fondo di Solidarietà Comunale. Alcune valutazioni.

 

Le valutazioni che seguono prendono le mosse dagli esiti della ripartizione del cosiddetto Fondo di Solidarieta Comunale (FSC) per l'anno 2014. Il fondo in questione, come noto, rappresenta la quota parte delle imposte comunali (IMU e TARI) che lo stato centrale ripartisce ai comuni al netto del prelievo effettuato.

Con Legge di stabilità 2014 (L. 147/2013) veniva prevista una dotazione totale del fondo pari a €. 6.650.000.000 circa, da ripartire secondo i criteri stabiliti dalla Conferenza Stato Città tenendo conto: (1) degli effetti finanziari relativi alla soppressione della riserva a favore dello stato del 50% del gettito IMU ad aliquota base e dell'introduzione della riserva a favore dello stato del gettito ad aliquota base degli immobili di categoria D; (2) della soppressione dell'IMU sulle abitazioni principali e dell'istituzione della TASI; (3) dell'esigenza di limitare le variazioni in aumento e in diminuzione delle risorse disponibili ad aliquota base attraverso l'introduzione di una appropriata clausola di salvaguardia.

Dalle operazioni finanziarie effettivamente attuate si evince che l'intero gettito della TASI è stato prelevato dallo stato laddove la norma citata non lasciava intendere in alcun modo un tale criterio. Non solo, ma i comuni che hanno contenuto le tariffe, poggiando le loro previsioni sui bilanci "storici" si sono visti decurtare il Fondo di Solidarietà in maniera più marcata rispetto ad altri che, invece, per ragioni di necessità o più propriamente di inefficienza, hanno spinto in maniera più decisa sulla leva tributaria. Insomma, i comuni attenti al contenimento della spesa hanno visto tagliarsi il Fondo di Solidarietà mentre gli altri hanno ricevuto esborsi al di sopra delle previsioni. Rispetto allo storico consolidato i comuni di Piteglio e Abetone si sono visti decurtati, rispettivamente, di circa 66.000 e 215.000 euro.

In piena “epoca” di Spending Review la lettura politica di quanto sopra evidenziato appare a dir poco sconcertante! Gli enti virtuosi sono stati puniti mentre quelli meno attenti sono stati premiati dai meccanismi di ripartizione del FSC. E poiché questo ha determinato un sensibile scostamento fra le previsioni di bilancio e le entrate effettive, ne risulterà, presumibilmente, che i comuni “tagliati” dovranno ancora una volta ricorrere alla leva tributaria per far quadrare i conti. Insomma … i cittadini dei comuni più virtuosi pagheranno per quelli dei comuni più spreconi. Traducendo in parole spicciole parrebbe di intendere che il caposaldo della “nuova disciplina” impartita dallo Stato, circa la filosofia di applicazione delle tariffe da parte degli enti locali, sarebbe quello di tenere al massimo la pressione tributaria.

Posto che la capacità di investimento degli enti locali è ormai ridotta all'osso e che quel poco che c'è è in larga parte vincolato dai lacci strettissimi del patto di stabilità , adesso sembra venir meno anche l'incentivo a operare secondo i principi di buona gestione per provare a mantenere almeno il controllo dei tributi locali.

Lo scenario che si apre stimola una domanda: che fine sta facendo la discrezione politica in uno scenario in cui gli investimenti sono ingessati e la leva tributaria inutilizzabile? E, nel contesto delineato, quale il ruolo residuale degli amministratori locali? Alla domanda viene da rispondere con un'altra domanda: il parafulmini?

E’ opinione di chi scrive che ce ne sia abbastanza per ridiscutere i criteri di ripartizione del Fondo di Solidarietà, nella logica sacrosanta che chi meno spende debba essere incentivato a perseverare lungo strada intrapresa.

 

Luca Marmo - Sindaco di Piteglio
GianPiero Danti - Sindaco di Abetone