Il guanto della sfida

Si può sfidare qualcuno a duello. Celeberrimo il gesto del colpire col guanto il volto del provocatore per indurlo a misurarsi con l'offeso. Già ... ma il duello può essere anche qualcosa di meno cruento: compiere una impresa al limite dell'impossibile, dar voce a quanto non può essere espresso, portare al dialogo nemici giurati, costruire un castello con pochi materialii.

Alla sfida ho pensato il 23 agosto scorso. In quella data si è tenuta all'Abetone la presentazione della guida "Arte nella Natura", lavoro che illustra il "Percorso dell'amicizia": una storia d'amore per la montagna e per i suoi significati archetipici che ha mosso l'impegno di tre donne abetonesi, Manuela e Clarissa Tonarelli ed Enrica Zanni, nel progettare e realizzare un "complesso" artistico che vive nel bosco e convive con il bosco. Il progetto ha visto il coinvolgimento di vari soggetti istituzionali oltreché, naturalmente, degli artisti che hanno realizzato i manufatti. Sei per la precisione: Andrea Dami, Simone Azzurrini, Leonardo Begliomini, Edoardo Salvi, Luigi Russo Papotto e Silvio Viola. Si tratta di uomini che hanno architettato un paesaggio nel paesaggio, una rete di concetti che si fanno presenze tangibili nella loro espressione materiale. Sono tronchi, pietre, tavole sagomate in forma antropomorfica, personaggi di una umanità continuamente in cerca di un cammino di riconciliazione con se stessa.

Ma il tema del cammino, al di là dei paesaggi che ne sono testimoni, si snoda lungo le sue articolazioni viarie: le strade, i sentieri, i ponti. E se all'Abetone "insiste" il sentiero di una umanità primigenia, alla Lima come a Cutigliano si sviluppano ponti. Ponti che abbracciano vallate, che scavalcano fiumi e torrenti, che riconnettono fra loro spezzoni di valli come frammenti di umanità divise. Il Ponte de La Lima e il Ponte Sestaione sono accomunati dalla medesima storia: capolavori d'arte e di ingegneria, voluti dal Granduca Leopoldo e progettati dal poliedrico Leonardo Ximenes, sono stati distrutti durante l'ultimo conflitto dall'esercito tedesco in ritirata.

Circa dieci anni fa, durante i lavori di ripulitura del greto del Torrente Lima, i resti dell'antico ponte monumentale della frazione omonima sono tornati alla luce. Sono bozze di pietra lavorata, porzioni di bugnato, spezzoni di modanature, frammenti di raffinate decorazioni lapidee e persino un mascherone di chiave sfigurato dal lavorio delle acque del torrente. Era il 27 settembre del 1944 quando le truppe naziste sciolsero il ponte in una nuvola di polvere, azzerando di colpo l'idea di una montagna coesa e di una Europa Unita. In quella esplosione si spense il sogno di una umanità riappacificata con se stessa e con la propria storia.

La ricostruzione degli anni seguenti ci ha riconsegnato i ponti e le strade, ma la memoria di quella ferita, che ha sradicato i montanari dalla propria storia comune come dalla propria terra, va tenuta accesa. Ad Abetone, nel "Percorso dell'Amicizia", l'uomo si è finalmente ricomposto con la creta da cui proviene. Nei profili sconnessi di quella materia grezza si scolpiscono i tratti di una radicale e profonda riappacificazione con la natura madre. Resta il vulnus con la storia, nella distruzione dei Ponti Sestaione e della Lima.

Ed ecco la sfida: un evento creativo, un'opera d'arte, una scultura, una architettura diffusa che, partendo dai ruderi dell'antico ponte monumentale e terminando nel "Percorso dell'Amicizia", ci riconsegni il senso pieno del nostro stare nel tempo e nello spazio. Il pensiero corre ad un cammino disconnesso e poi ricomposto, ad un viatico fra comunità che ritrovano, nel loro affacciarsi lungo la strada, il senso dell'appartenere e dell'appartenersi. In trasparenza un "assemblato" di gente diversa, che si misura con se stessa per farsi identità toscana, nazionale, europea.

Splat ... il guanto ha colpito e la provocazione a raccoglierlo è aperta.