Piccoli comuni, montanari ostinati e governi strabici. Riflessioni a tutto campo.

"Dietro ogni uomo oggi vivente stanno trenta spettri". Questo il misterioso incipit di "2001 odissea nello spazio" di Clarke, una metafora del cursus dell'umanità, dai suoi primordi fino alla conquista dell'universo. Ne emerge un rapporto impressionante, puramente numerico, si vorrebbe dire demografico: quello fra l'individuo vivente e la sua progenie. Ne scaturisce una visione geometrica del tempo, una traiettoria verticale fatta di uomini - punto di cui solo l'estrema propagine appare reale. Il resto è la storia. Già ... ma questa lettura è mancante di una dimensione: quella orizzontale. Se immaginiamo i numeri dell'umanità come istogrammi orizzontali distribuiti lungo l'asse temporale, ne trarremmo una sorta di triandolo rettangolo dalla lunghissima ipotenusa. Come dire che il numero degli umani è cresciuto esponenzialmente nel corso della storia e le strisce orizzontali si sono fatte sempre più lunghe. Ai tempi di cristo gli uomini ammontavano a non più di 250 milioni, una dimensione assolutamente trascurabile nell'economia demografica ed energetica del pianeta. Fino alla metà del 1800 gli esseri umani sono rimasti al di sotto del miliardo di unità. Nei decenni successivi il boom. Ai primi del novecento l'umanità ha raggiunto quota due miliardi, oggi siamo a 6.5 e le proiezioni ci attestano a dieci miliardi di persone nel 2050.

        

Al di là dei potenziali scenari apocalittici che si parano dinanzi a noi emerge, come minimo, un problema di rapporto fra dimensione demografica e sfruttamento delle risorse energetiche del pianeta. Ora ... si dà il caso che in questi giorni convulsi di campagna elettorale per le regionali ho assistito ad un dibattito di altissimo livello con la partecipazione del Prof. Riccardo Valentini, docente di Risorse agro forestali per lo sviluppo sostenibile presso l'Università della Tuscia e facente parte del team di studiosi che hanno contribuito al lavoro sui cambiamenti climatici del pianeta che è valso il Premio Nobel per la Pace ad Al Gore. La serata, giustamente accompagnata da squilli di trombe e dalla partecipazione di parlamentari di estrazione PD, poneva il focus su alcune questioni nodali: (1) il pianeta non può reggere l'urto demografico di una popolazione esponenzialmente crescente; (2) l'attuale modello di sviluppo determina l'inurbamento continuo di masse umane che si spostano dalle zone a vocazione rurale verso la città, notoriamente più affine alle dinamiche di gestione delle merci così come le conosciamo attualmente; (3) secondo questi andamenti vige, in un futuro non troppo distante, non solo la minaccia di una crescita incontrollata dei popoli, ma anche di una loro iper concentrazione nelle aree urbane con tutti i problemi che ne conseguirebbero; (4) urge un nuovo modello di sviluppo più incentrato sull'utilizzo di risorse naturali e rinnovabili; (5) risponde ad una esigenza improcrastinabile il riportare le persone sui territori collinari e di montagna.

Difficile eccepire. Ora ... dato il contesto, viene da pensare che il PD (che è anche il mio partito), nella propria azione di governo abbia intrapreso con decisione la via dei "territori", la valorizzazione del piccolo, dell'economia locale, della ricerca di una via d'uscita sostenibile nella corsa pazza di un mondo che minaccia di andare a sbattere. Vero. In parte. Dico in parte perché mentre alcune disposizioni sembrano guardare con chiarezza nella direzione dell'autonomia, altre segnano invece la negazione del piccolo. Fra le prime mi viene da segnalare, ad esempio, il programma "Seimila Campanili", cioè a dire un piano di finanziamento dei Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti per la realizzazione di infrastrutture di valenza strategica. Del Pari, una proposta di legge di prevalente matrice PD giace in parlamento dal 2013. Si tratta della C65 "Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché deleghe al Governo per la riforma del sistema di governo delle medesime aree e per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali". La norma introduce elementi di facilitazione fiscale a sostegno della residenza e dell'esercizio dell'attività economica nei piccoli Comuni. Perfetto! Sta di fatto, tuttavia, che esiste da tempo una forte spinta nella direzione dell'accorpamento dei piccoli enti. Chi scrive è ampiamente convinto della necessità addivenire ad una massa demografica media critica maggiore di quella delle municipalità attuali. Le ragioni sono molteplici (Vedi articolo) e non è il caso di indagarle qui.