Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Certo, tutto questo avrebbe un costo. Un costo da ripartirsi sulla comunità dei cittadini nella sua interezza. Ma ... non è forse questo il senso profondo del costituirsi in comunità? Non è la comunità il luogo che garantisce parità di condizioni ai più forti come ai più deboli? Non sono forse questi i principi di base che hanno ispirato i padri costituenti? E non è in questi principi che il corpo dei cittadini getta le basi per una convivenza reciprocamente armonica? Le sfide che abbiamo di fronte, sfide che si manifestano per la prima volta nella storia, sono sfide che attengono non più e non solo al rapporto fra cittadini ma anche a quello fra territori. La crescita vertiginosa della popolazione mondiale, la concentrazione delle masse antropiche in area urbana, la crisi del modello economico, l'inquinamento del pianeta, l'equilibrio fra fabbisogno energetico e risorse disponibili, sono tutti fenomeni che possono essere governati e gestiti solo a condizione di un ripristino dell primato delle periferie.

Riportare la gente sui territori significa decongestionare i grandi centri urbani, significa alimentare nuove attività agricole centrate su meccanismi di sfruttamento dell'energia tipicamente ciclici e quindi "rinnovabili", significa assicurare ai territori quella cura che, se negata, alimenta i disastri ambientali a cui assistiamo inermi da anni, significa risparmiare risorse ingenti dedicate al ripristino dei sistemi di regimazione delle acque, significa garantire ai territori quella gestibilità che il sistema pubblico, ormai decisamente orientato verso una architettura "a maglia larga", non è più in grado di garantire con la stessa puntualità del passato.

Beh ... tradurre dalla teoria alla pratica questi principi non è semplice né banale, anche perché i meccanismi della rappresentanza si fondano sui numeri, e in quei meccanismi la voce della Montagna diventa ogni giorno più flebile. Vede Sig. Presidente, forse abbiamo bisogno di una democrazia dei territori. Un sistema che sappia bilanciare la rappresentanza fondandola anche sulla consistenza dimensionale dei territori stessi. Sì lo so, forse è un principio troppo avanzato, ma la provocazione è legittima. Se il coro non canta abbastanza forte bisogna pensare a come amplificarne la voce.

Dopodiché mi piace anche dire che qualcosa, forse, nella sensibilità politica generale sta mutando. La recente conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici ha posto con forza l'attenzione sulla necessità di una accelerazione dei provvedimenti in favore delle "rinnovabili". Dagli atti emerge non solo la necessità, ma anche l'urgenza di azioni forti e incisive tese ad alimentare sistemi produttivi più rispettosi dell'ambiente. D'altro canto, devo anche aggiungere che ho molto apprezzato le parole da Lei pronunciate in sede di Congresso Nazionale ANCI e ribadite con forza nel tradizionale discorso di fine anno. Alcuni passaggi del Suo discorso sono decisamente significativi. E anche la Legge di Stabilità, approvata di recente, contiene misure che danno il senso chiaro di un tentativo di inversione della tendenza. Il rifinanziamento del fondo per la Montagna, il sostegno allo sviluppo "verde" contenuto nel collegato ambientale, gli incentivi ulteriori messi sul piatto a supporto dell'associazionismo fra comuni. A questo si aggiungano le proposte di legge giacenti in parlamento che contemperano una serie di misure a sostegno dei territori montani. Tutti provvedimenti "presidiati" e fortemente caldeggiati da Uncem.

Allegati:
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