I tre volti della libertà

San Marcello Piteglio racchiude una terra che ha dato un contributo enorme al processo di costruzione della democrazia e delle istituzioni repubblicane. Sul pacoscenico di questi monti hanno combattuto i partigiani, uomini intrisi di valori ideali, che hanno lottato fino alla morte affinché si affermassero i valori della libera convivenza democratica. Al loro fianco l'esercito di liberazione, gli alleati, strappati ai loro paesi e agli affetti più cari per essere scaraventati sul fronte di una guerra assurda e fratricida. Sullo sfondo, avvinti in un silenzioso spirito libertario, i civili: le forze sane del paese e delle comunità locali, gente senza fucili né divise. Persone, queste, che comunque non si risparmiarono. Impegnati nel rifornimento dei partigiani, nella raccolta e nella diffusione di informazioni strategiche per i combattenti, nell'accoglienza dei perseguitati, tutte operazioni semplici, apparentemente alla portata, ma che esponevano i protagonisti al rischio della propria vita. Fra loro e con loro i civili ignari, trucidati barbaramente, risucchiati da una furia omicida senza precedenti e al limite dell'inspiegabile.

Resistenza combattente, esercito di liberazione e impegno civile furono le correnti che condussero alla Repubblica, gli architravi del processo democratico: i tre volti della libertà. Nella memoria e nel sacro rispetto di questa triplice corrente, sorgiva del pensiero democratico, sono nate spontaneamente dal territorio e nel territorio, una serie di iniziative a tema "Resistenza, Liberazione, Repubblica e Democrazia" che occuperanno il lasso temporale ricompreso fra giugno e settembre 2018. Il Comune ha voluto riconoscerle e sposarle ricucendole in una trama unica. Nell'ordito narrativo, che scaturisce dal complesso degli eventi in calendario si celebrano, più o meno direttamente, l'impegno della Brigata Bozzi nei cruenti combattimenti che si produssero nella foresta del Teso, il contributo della decima divisione da montagna dell'esercito americano, di stanza a Prunetta, nei mesi immediatamente precedenti la liberazione, il coraggio e il sacrificio dei civili caduti sotto il fuoco delle armi nemiche. A cucire il tutto la Marcia della Pace, un viaggio simbolico da Marzabotto a Sant'Anna di Stazzema passando per Maresca, il Poggiolino, Prunetta e Calamecca.

Le tre correnti di questo cammino, intriso di eroismi e sacrifici, si ricongiungono a La Lima, attorno ai resti dell'antico Ponte Ximeniano, fatto esplodere dai nazisti nel settembre del 1945 durante la ritirata. In quei resti, la testimonianza ammutolita dell'atrocità di ogni conflitto e, insieme, la metafora di quello che vorremmo per noi e per i nostri figli: un Ponte di Pace, solidamente ancorato alla memoria ma proteso, fra democrazia e libertà, in una spinta verso la pacificazione dell'uomo con se stesso, con la storia, con la natura.

C'è, e non passa sotto silenzio nel calendario degli eventi, un aspetto della democrazia rappresentativa che ci è caro come cittadini della Montagna, quello che punta a vedere in scena la voce delle periferie. I processi di centralizzazione del sistema pubblico, operano oggi in stretta simbiosi con fenomeni di natura economico - sociale tesi alla concentrazione della ricchezza in pochi ambiti geografici numericamente sempre più ristretti. Si levano sempre più forti voci di monito, anche autorevoli, che ci mettono in guardia rispetto ai rischi insiti nel modello attuale. Fra queste voci si leva, potentissima, quella di Papa Francesco che, nella Sua Enciclica "Laudato sii ...", mette a nudo la connessione stretta fra bisogno di natura, esigenza di gestione dei territori, coesione sociale e democrazia. Si affaccia forse alla storia, timidamente ma in modo nitido, il quarto volto della libertà.