Il nero e l'argento

Titolo

Il nero e l'argento

 

Autore Paolo Giordano
 
Dati 2014, 118 p., rilegato
   
Editore

Einaudi (Collana Supercoralli)

 

 
 

 

Sinossi

 

È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all'aria di fuori. "A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso". È così che la signora A., nell'attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode della loro relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca. Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l'appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. "La signora A. era la sola vera testimone dell'impresa che compivamo giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo".

 

Il mio Commento    

 

Le persone si introducono negli spazi vitali degli uomini senza che i protagonisti di quelle vite ne abbiano cognizione. Transitano inosservate oltrepassando le strade della normalità, dell'anonimato, del silenzio. E dal silenzio dell'assenza riemergono prepotenti quando se ne vanno. Quella che Giordano racconta è una storia di quelle. Di quelle che riemergono dal vuoto assoluto di sostanza e si fanno tangibili a prezzo di una morte.

 

Nora e suo marito lasciano che una anziana governante, Babette, si impossessi della loro quotidianità. Loro, altolocati e borghesi, quasi non percepiscono la capacità di riempimento di quella figura rigida e austera. Eppure il vuoto della loro giovane unione si miscela presto alla granulosità della donna, al suo fare ruvido e codificato. Ne scaturisce un equilibrio solido, tutto centrato sulla sopravvivenza di una cultura familiare, a suo modo arcaica, che la governante incarna.

 

Un giorno Babette si ammala di cancro. Il romanzo è la cronaca spietata della malattia, della brutale distruzione del corpo che ne segue, del lento ma inesorabile trascolorare dalla presenza all'assenza. E nell'assenza il legame di cartapesta fra Nora e il marito si sfalda, placca dopo placca, rivelandosi incapace di alimentarsi di propria linfa.

 

Qualche

frase 

 

"La quantità di tempo che spendevo al telefono con Nora mi aveva presto suscitato il dubbio, pauroso e conturbante, che qualcosa di inedito stesse accadendo: a me, a lei, a noi due insieme".

 

"Babette non può che convincersi di essere guarita o perlomeno di avere imboccato la via rapida del miglioramento [...]. Non la sfiora che il merito della ripresa vada tutto alle dosi abnormi di cortisone che assume da mesi, il dubbio non le sorge neanche quando, al termine dell'esame, incrocia lo sguardo imbarazzato del tecnico che dall'interno del cubicolo prottetto da pareti di piombo, ha visto comporsi sul monitor il suo corpo diafano, il fantasma di una donna che si è acceso in molte parti oltre al polmone: sulla vertebra L1, sull'ileo e sul collo femorale destro. Le cellule tumorali hanno emesso pacchetti di positroni che nell'annichilazione con i loro gemelli negativi si sono convertiti in luce, segno inequivocabile che il cancro ha ormai imboccato la via del sangue e sta prendendo pieno possesso dell'organismo".

 

"A volte ho l'impressione che noi ragazzi educati nel dominio della coerenza rigida, all'interno dello steccato del rigore scientifico, facciamo più fatica degli altri: vediamo troppo nell'infinita propagazione degli errori che si dirama nel mondo, fra individui ed eventi e genarazioni ma vederlo non significa che sappiamo farci qualcosa. Può darsi che avesse ragione la signora A. ad affidare parte del suo umore al divino [...]. Può darsi che abbia ragione Nora a portare al collo il suo rosario con leggerezza.

 

 

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